Crespi D’Adda: villaggio operaio Patrimonio dell’UNESCO

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Quando si visita Crespi d’Adda c’è un senso di incantamento per tutto cui si assiste: non solo monumentali strutture antiche ma soprattutto tanta tradizionale bellezza paesaggistica!

Crespi D’Adda è un villaggio operaio situato nella Lombardia, fra le province di Bergamo e Milano. Segno tangibile dell’industrializzazione avvenuta in Italia durante la seconda metà del XIX secolo, nel 1995 il borgo ha ottenuto il riconoscimento quale Patrimonio Mondiale dell’Umanità da parte dell’UNESCO. Un luogo straordinario che conserva ancora intatta la magia degli albori storici: a pochi passi dagli edifici industriali sorgono infatti ville padronali con giardini curati all’italiana e case operaie in mattoni rossicci arricchite da elementi decorativi neoclassici.

Storia del villaggio operaio di Crespi d’Adda

Crespi d’Adda è un villaggio operaio situato a 28 km a nord-est di Milano, in Lombardia, Italia. Fu fondato nel XIX secolo da Cristoforo Benigno Crespi, un imprenditore tessile lombardo che, al tempo, era uno dei più ricchi e più potenti della regione.

Con l’aiuto della famiglia Crespi e della Casa di Carità di Bergamo, Crespi acquistò un grande appezzamento di terreno, dove volle costruire una vera e propria fabbrica modello con le sue case operaie.

L’idea iniziale di Crespi era quella di realizzare un impianto industriale “self-sufficient”: tutto quello di cui un operaio avesse avuto bisogno doveva essere reperibile nel villaggio. Nel 1906 il villaggio fu inaugurato e tutto ciò che era stato progettato da Crespi si realizzò: un complesso urbanistico che comprendeva l’abitazione degli operai, le scuole, i negozi, le chiese, le strade e i servizi di assistenza sociale.

La fabbrica si sviluppò costruendo ben 345 case per gli operai che rappresentavano l’altra metà della dicotomia del villaggio: da un lato c’erano le villette abitate dagli impiegati e dalla famiglia Crespi, dall’altro c’erano le abitazioni degli operai.

Per poter garantire i servizi sanitari al suo popolo, Crespi non esitò ad aprire un ospedale e persino un camposanto. Negli anni successivi alla sua nascita il villaggio operaio conobbe un forte sviluppo che culminò durante gli anni della prima guerra mondiale, quando le fabbriche mancanti erano state sostituite da strutture militari.

Durante quel periodo iniziarono ad arrivare anche nuove famiglie alla ricerca di lavoro. Gli operai del villaggio collaboravano tra loro per la riuscita della produzione delle fabbriche e pure la loro presenza contribuì sostanzialmente all’evoluzione storica ed economica del villaggio.

Negli anni successivi il villaggio divenne un modello di organizzazione urbana ed economica che diventò famoso al di fuori dell’Italia. Nel 1995 il villaggio operaio della Fabbrica Crespi d’Adda venne dichiarato Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO in quanto rappresentava “un esempio eccezionale di insediamento industriale ben conservato sotto tutti i suoi aspetti”.

La presenza di ispirazione cristiana nell’architettura dimostra come questa fabbrica intendesse offrire adeguati servizi alle famiglie degli operai ospitate. Crespi d’Adda stato un punto fermo nella definizione dello stile urbanistico ed architettonico fino agli anni Settanta, quando la crisi economica portò a ridimensionare parte delle attività produttive.

I lavoratori e le condizioni di vita nel villaggio

I lavoratori della Crespi D Adda vivevano all’interno di un vero e proprio sistema di tutela: erano loro la priorità assoluta. Venivano forniti loro lavoro, case, scuole, volontariato, assistenza sanitaria e formazione culturale. Le case erano costruite in blocchi per gruppi familiari della stessa categoria (operai o contadini, ad esempio).

Le abitazioni erano grandi almeno quanto i loro desideri di migliorare la vita all’interno del villaggio, perciò mostravano apertura verso altri gruppi di persone. Le case avevano anche una funzione sociale: fungevano da luoghi di incontro, dove le famiglie si ritrovavano la domenica o nelle festività. L’architetto che curava la progettazione dei vari edifici, Antonio Beltrami, contribuì alla creazione di ambienti accoglienti e stimolanti per le persone che vi abitavano.

All’interno del villaggio vennero anche costruite strutture per fornire servizi sociali a chiunque ne avesse bisogno. Un importante complesso venne destinato alle famiglie di operai più bisognose: era formato da una chiesa, un salotto con un grande camino, una scuola materna ed altre stanze; oltre a queste strutture, vennero create anche sale per le riunioni e le socializzazioni del personale.

L’attenzione data al benessere dei lavoratori venne ulteriormente dimostrata con la costruzione di un orto botanico con tanto di spazi giochi per i bambini. Le premesse economiche e sociali del villaggio erano state concepite in modo tale da far crescere i propri abitanti in modo sano e rispettoso.

Emerge quindi un senso profondo d’identità e solidarietà che ha avuto e continua ad avere un’enorme influenza sulla Crespi D’Adda come patrimonio UNESCO.

La chiusura della fabbrica e il declino del villaggio

La chiusura della fabbrica e il declino del villaggio sono due dei temi centrali della storia di Crespi d’Adda. La produzione tessile e il suo sviluppo avevano dato impulso alla nascita del villaggio, e la benevola direzione del Barone era riuscita a creare un ambiente di lavoro salubre e di vita rispettoso e attraente per i suoi operai.

La proprietà fu poi costretta a vendere la fabbrica nel 1954, eppure il controllo della famiglia persero nell’arco di un decennio successivo. Ciò significò che l’economia del villaggio scese in un vortice di declino.

Il motivo principale di ciò fu la globalizzazione: mentre l’agricoltura italiana stava entrando in una nuova e moderna era, industrie come quella di Crespi d’Adda stavano diventando antiquate. Purtroppo non esistevano ricambi industriali sufficientemente redditizi per mantenere un flusso di ricchezza all’interno del villaggio, cosicché la fabbrica fu costretta a chiudere definitivamente nel 2003.

Tale evento provocò un impatto profondo sulla comunità: gli operai persero il lavoro, così come molte piccole aziende locali che dipendevano dall’industria tessile; le case di lavoratori costruite dal Barone caddero in disuso e, con il passare degli anni, crebbe l’incuria che ha intaccato la gloriosa reputazione del villaggio.

I giorni successivi alla chiusura della fabbrica segnarono la fine dell’era moderna del villaggio, insieme alla sua prosperità economica. Tuttavia questa non è una disfatta senza alcuno spiraglio di speranza: molti abitanti di Crespi d’Adda sono ora impegnati nella creazione di un futuro migliore.

Grazie al sostegno dell’UNESCO, sono state apportate alcune importanti ristrutturazioni per preservare ed educare le generazioni future sulla storia del villaggio operaio. Entrando nel Terzo Millennio, la comunità si è ripresa le sue sorti nelle mani, dando vita a nuove attività, per mutare il destino lentamente ma inesorabilmente divenuto povero di opportunità.

Il recupero del patrimonio industriale e la rinascita del villaggio

Il recupero del patrimonio industriale ed il successivo rilancio turistico del villaggio ha rappresentato un processo irreversibile già nei primi anni Novanta.

In tal senso il recupero di Crespi D’Adda si è configurato come una sorta di laboratorio urbano nel quale si è riusciti a sperimentare con successo un diffuso interesse al riuso dell’antico contenitore.

Di qui l’idea virtuosa di utilizzare un sistema integrato delle antiche parti murarie per ospitare numerose attività a scopo di lucro, al fine di sostenere la visibilità e la vitalità dell’insieme del villaggio e della sua comunità.

Tale ideazione è ben riconoscibile nella conversione dei magazzini originali in distributori automatici, nell’uso della porta centrale per i concerti open air e la realizzazione di aree serali e forniture libere destinate a bar, caffè e ristoranti.

Nonostante tale cartella clinica abbia offerto un (relativamente) buon negoziato tra modernità e tradizionale, l’intento principale è stato quello di mantenere quanto più possibile le tradizionali funzionalità — che sono invece state recentemente modificate arricchendole con un gradino discreto di servizi e attività orientate agli spazi urbani.

Il rilancio della vita a Crespi è partito dalla sua risistemazione energetica ed ecologica, che ha permesso alla produzione locale di essere allineata a standard elevati. Inoltre, sono state introdotte anche le tecnologie informatiche avanzate e la connettività rampante nella comunità per amplificare lo spazio sociale, che rappresenta da sempre un pilastro dello spirito del villaggio.

L’impatto globale del recupero del patrimonio industriale e l’iniezione di nuova linfa vitale nella comunità crespiana si sta gradualmente mostrando in tutta la sua magnificenza. Il nuovo grembo accoglie oggigiorno le principesse presenti nel villaggio operaio mescolandosi con lo spirito pionieristico degli uomini che hanno anteceduto loro.

I servizi offerti sono stati costantemente accresciuti grazie anche alla presenza costante delle guide turistiche che forniscono commenti prolissi sulle eccezionalità passate e future del sito, perpetuando la memoria collettiva.

La recente inclusione nel Patrimonio Mondiale dell’UNESCO fa di Crespi d’Adda un vero esempio che emblematicamente illustra come l’applicazione della modernizzazione possa rilanciare le tradizioni del passato preservandone al contempo i principali contenuti storici ed etno-sociali che li hanno accompagnati nel tempo.

I luoghi da visitare a Crespi D’Adda

Crespi D’Adda è uno dei villaggi più unici e interessanti al mondo, dichiarato Patrimonio dell’UNESCO nel 1995, ed è un luogo molto interessante da visitare per chiunque sia interessato alla storia e all’archeologia.

Il paese offre una grande varietà di luoghi da visitare e mostra come si viveva a inizio Novecento in un villaggio operaio. Tra i luoghi più significativi da visitare c’è

  • la Tenuta di Crespi D’Adda, dove ci si può immergere nella magica atmosfera del luogo e rivivere il passato;
  • la Casa Padronale, il padiglione di accesso, i diversi edifici di servizio ed i restanti edifici storici come ad esempio la cappella e la biblioteca.

Altri punti di interesse che si possono visitare a Crespi D’Adda sono:

  • il Museo Civico e archeologico della Valle Imagna, che offre visite culturali nell’antico insediamento romano della Valle Imagna; la Chiesa della Beata Vergine Assunta, che è stata costruita nell’anno 1885 e fu la prima chiesa parrocchiale del villaggio
  • il mulino di Crespi D’Adda, un antico mulino costruito nel 1800, che oggi ospita un museo; il Centro d’Informazione e documentazione sull’Industria Cotoniera, che permette di scoprire l’importanza industriale del villaggio nel secolo scorso
  • la Casa Aleramo, che ospitava un piccolo teatro e era abitata da alcuni degli operai del villaggio; infine, la villa della famiglia Crespi, un’antica dimora padronale circondata da un enorme giardino.

In conclusione, a Crespi D’Adda c’è molto da vedere e da visitare per entrare in contatto con la storia di questo baluardo del passato.


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